E’ lecito o fuorviante e pericoloso consegnare il significato del sentimento al linguaggio scientifico?

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Domanda di maral su YA dal 25-8-06: E’ lecito o fuorviante e pericoloso consegnare il significato del sentimento al linguaggio scientifico?
Esprimo in modo pi๠appropriato la mia precedente domanda cancellata da questa stessa sezione in quanto pare non corrispondesse al formato domanda risposta. So che chi si occupa di scienza mai censurerebbe una domanda per il fatto di non condividerne il contenuto. Qui non siamo, salvo smentita, in una sezione che tratta di religione o politica.
Il mio dubbio nasce dall’ aver letto affermazioni sulla natura esclusivamente biochimica dell’ amore preteso come risultato solo di un dosaggio di dopamine e feromoni. Ho il sospetto che una tale modellazione del sentimento non solo sia del tutto fuorviante in quanto scambia l’ amore con i suoi effetti chimici che amore non sono, ma anche pericoloso per l’ ingenua presunzione di una tale tesi (a parte i benefici in termini di fatturato che ne trarrebbe l’ industria farmaceutica assai meno ingenua nel proporre l’ ennesima illusione di una pillola accuratamente dosata per sentirsi “veramente” innamorati).
Il mio timore è che la totale incomprensione del sentimento sia una gravissima minaccia per tutti, trascinati da modelli di pensiero ferocemente riduzionisti, propri di una sorta di autismo scientista da idiot savant che tutto sa spiegare, ma nulla comprendere.
Attendo i vostri pareri in merito, anche di chi aveva risposto alla precedentemente domanda con commenti molto interessanti e che sono, ahimè, andati persi.

Per i curiosi ripubblico la mia domanda originale nel mio blog aperto a tutti.
Leggo con molto piacere le vostre risposte che procedo a salvare onde evitare che qualche idiot poco savant pensi di segnalare questa domanda come non conforme al formato.
Per evitare equivoci ribadisco che ciò che mi suscita perplessità  non è il fatto di valutare il fenomeno dell’ innamoramento anche da un punto di vista chimico, l’ innamoramento comporta effetti chimici, ma di considerarlo in sà© un fenomeno chimico e nient’ altro. Ribadisco che questo non solo è folle, ma anche rischioso (e in questo concordo pienamente con Ross, Vitamina e soprattutto Thanos che parla di una presunzione immotivata in merito alla definizione della causa e dell’ effetto). L’ errore fondamentale non sta nel proporre il modello chimico, ma nel considerare il modello chimico, che come qualsiasi modello è necessariamente riduttivo del reale, la realtà  stessa del sentimento che è fenomeno originariamente e autenticamente soggettivo nella sua imprescindibile qualità .
Giustamente Zaphod e Rita mi fanno notare che anche nella complessità  chimica del fenomeno esiste un grande fascino poetico fornendomi spunto per altra domanda. Perchà© a questo punto bisogna capire di che tipo di fascinazione si tratta, in quanto anche l’ alienazione dell’ umano esercita un’ attrazione profondissima, anche l’ infinità  di un universo in cui l’ uomo è estraneo è poesia e l’ illusione del completo controllo tecnologico pure sui sentimenti defraudati nella loro essenza costituisce una mitologia affascinante, intrisa di quella finta umiltà  anti antropocentrica compensata da un tecnocentrismo farneticante nella sua assoluta pretesa.
Il rischio che secondo me vale la pena di considerare, seguendo la risposta di blinky, è il rischio del fascino esaustivo dell’ illusione di un modello che predica la negazione dell’ umano all’ umano in nome di una volontà  di controllo e potenza il cui significato resta nascosto anche a chi lo propone da una sorta di artificioso incanto
La risposta pazientemente costruita da Panter merita una considerazione a parte. Panter separa l’ innamoramento dal sentimento, identificando il primo come una tempesta chimica originaria a cui la mente cervello nella sua irriducibile complessità  reagisce e interpreta restituendo l’ emozione al sitema propiocettivo in un circolo, in cui c’è un inizio ben definito coincidente con la fine: la tempesta chimica. L’ elaborazione mentale è il percorso ciclico oltre quel punto la cui realtà  è forse ancora chimica e forse no o non del tutto.
Come già  ho avuto modo di dire a Panter però questa lettura è arbitraria, perchà© in un circolo posso solo arbitrariamente scegliere dove comincia e dove finisce, infatti causa ed effetto definibili solo come proprietà  lineari e non circolari ( a meno che non sia io a tracciare il cerchio scegliendo l’ inizio a mio arbitrio interpretativo)
Certamente Franco B, se le riserve non hanno salvato gli indiani contribuendo invece al loro massacro, men che meno possono salvare il sentimento dal riduzionismo che tutto vuol spiegare. Penso invece che il salvataggio stia nell’ intima consapevolezza del sentimento dello stesso uomo di scienza in quanto uomo e non algoritmo. Per risvegliare questo uomo infatti pongo queste domande in questa sezione, anche se il mio brusco richiamo può sollevare proteste e censure da parte di chi preferirebbe dormire e sognare di molecole fautrici di emozioni.
Il punto è capire i limiti del metodo e quindi il suo significato e la sua applicabilità  che non vale per l’ universo modo, ma solo per alcuni suoi aspetti.
Il sempre ammirevole mr. Feynaman spiega in modo encomiabile il semplice funzionamento della scienza. Fondamentale è andare a vedere come stanno le cose in quella verifica sperimentale che troppo spesso pseudo scienziati prendono sotto gamba (quando esaminano il discorso delle origini…
… o la stessa universalità  gravitazionale contraddetta dai moti e dalla forma delle galassie). Sfugge però che quell’ andare a vedere non è cosଠsemplice, ma è definito dal metodo che insegna cosa guardare e come guardarlo. Perchà© se io guardo a un coltello, come dice Ross, non vedo atomi, gli atomi non tagliano, il coltello sà¬; se sento amore, non sento feromoni o neurotrasmettitori, termini di un linguaggio che suona ben altro dal sentimento di cui vuol parlare, e non solo per desuete abitudini. E allora di cosa parlo in realtà  quando parlo di ormoni ed endorfine? Non è che sto stravolgendo tutto mentre penso di spiegare tutto? E quanto meno non è che questo dubbio non meriti di essere sempre presente anche nell’ uomo di scienza che procede alle sue modellazioni?
Il problema Franco B, è che quel TUTTO descrivibile in termini da laboratorio chimico, non è affatto tutto, perchà© lascia fuori proprio l’ esperienza del sentimento mentre impone arbitrariamente le proprie definizioni come causa. Non capisce cioè la differenza tra un palpito amoroso e un sussulto di rabbia, collegando entrambi alla stessa essenza endorfinica.
E non credo che il problema sia mai potuto essere una lieve questione di terminologie alternative, perchà© dietro ogni terminoogia vi è un modo di interpretare che quella terminologia consente e una diversa prospettiva sulla realtà . Ogni prospettiva è lecita purchà© sappia riconoscersi nei suoi limiti e non pretenda di essere prospettiva di tutto stabilendo per tutti cosa in essenza vale di pi๠o di meno, cosa è primario e cosa secondario, soprattutto se secondario si vuole sia il sentimento stesso per come in tutta evidenza è dato. L’ analisi allora distrugge ciò che analizza e non riesce pi๠a ricomporlo dandone ragione.

Migliore risposta:

Answer by blinky
Io penso che tutto ciò che non è lesivo del prossimo sia lecito, anche se fuorviante o pericoloso. E questa storia della chimica che governerebbe il nostro essere, le nostre emozioni, i nostri sentimenti come l’amore, la sentii sostenere a qualcuno già  ai tempi del liceo.

Oltretutto non penso vi sia pericolo, se non per quei pochi deboli di spirito che, facendosi suggestionare da una simile teoria, rischierebbero di fossilizzarsi su un solo punto di vista su qualcosa di cosଠcomplesso da non poter essere semplificato e approssimato a suon di formule e legami chimici.

Penso che il meccanismo che conduce alla volontà  di razionalizzare tutto, spiegando senza comprendere, sia l’istinto a voler avere il controllo su tutto, anche su un sentimento difficilmente governabile, com’è l’amore. E’ qualcosa di simile a quanto succede quando si vuole spiegare a tutti i costi fenomeni paranormali o semplicemente fatti che ancora non sono stati inquadrati scientificamente, e per questo mettono un po’ di soggezione a chi vi si accosta.

E ancora: ci sono altri fenomeni nel nostro universo, spiegabilissimi con il linguaggio della nostra scienza. Ed è affascinante oltre che utile disporre di una chiave di lettura che apre moltissime porte. Ma ciò non toglie che dietro tutto ciò che è scientificamente interpretabile, dal moto rettilineo uniforme fino al dna, possano continuare a celarsi, non viste, le impronte digitali di una mano essenziale, invisibile agli occhi.

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