Si può tenere separata la tecnologia dal consumismo e dal profitto?

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Domanda di maral su YA dal 25-8-06: Si può tenere separata la tecnologia dal consumismo e dal profitto?
Per tecnologia intendo il pensiero astratto operante per via matematico procedurale sul fare che è trasformare per creare valore. In tal senso la tecnologia, a differenza della tecnica che è prerogativa umana dagli albori della preistoria, è figlia di quel riduttivismo matematico omologante per quantità  volto alla massimizzazione su scala pi๠ampia possibile e al controllo capillare standard della produzione industriale, del tutto indipendentemente da cosa e perchà© si produce.
La tesi che metto in discussione, molto diffusa e a mio avviso ingenua, è che la tecnologia sia solo un mezzo, buono o cattivo a seconda degli scopi di chi la usa. Credo invece che essa implichi un modo di pensare e di essere nel mondo dominato da un significato che riduce tutto a pura funzionalità . La tecnologia non è un mezzo, ma il mezzo unico che ingloba l’ uomo in ogni sua espressione: pensiero, scienza, arte, religione, etica, politica, tutto diventa strumento al mezzo unico, persino la filosofia che si riduce a strumento analitico. L’ uomo moderno è infatti sempre pi๠appendice tecnologica, sempre pi๠incapace di vivere e presto anche di pensare staccato dalla “macchina”, sempre pi๠fragile e meno autonomo, nonostante ogni opposta apparenza.
Penso che la tecnologia per ciò che è, ha un costante bisogno di misurare le sue performances il pi๠esattamente possibile e in tal senso la misura del profitto di ogni parte della macchina, uomo compreso, è essenziale per stabilire cosa scartare e cosa mantenere o riparare. Una tecnologia avente come fine valori umani e non produttivi è chiaramente fallimentare dal punto di vista tecnologico. L’ uomo ha senso tecnologico solo come efficiente “pastore di macchine” o “coltivatore di algoritmi” finchà© le macchine non saranno pienamente autonome e soprattutto come consumatore preferenziale, ove il consumo è l’ elemento imprescindibile per garantire la produzione al massimo, riducendo al minimo i tempi di vita dei prodotti. Il consumo garantisce la crescita del valore, e va continuamente stimolato. Infatti il comunismo è morto perchà©, troppo intriso di valori umani, era incapace di garantire il consumo, ma cosଠmuore anche quel capitalismo che fa riferimento a esseri umani troppo rischiosi per i loro difetti.
Non credo che dal punto di vista tecnologico ci siano alternative. Dal punto di vista umano c’ è quella di essere consapevoli e quindi di valutare se ne vale la pena, finchà© la suggestione di potenza con cui la tecnologia ci gratifica non è ancora sufficientemente ottimizzata.
Vi chiedo le vostre considerazioni e obiezioni in merito a questo ragionamento e mi scuso per la lungaggine scarsamente tecnologica, ma pi๠sintetico di cosଠnon potevo essere.
Non credo Panter che l’ uomo sia libero di scegliere se accendere o meno la macchina, se dalla macchina (il complesso produttivo) dipende in maniera sempre pi๠totale. Questo è il ricatto tecnologico: puoi scegliere la macchina o no, ma solo in teoria, perchè in ultima analisi puoi scegliere solo se vivere o crepare, perchà© la macchina facilitandoti apparentemente le cose diventa inevitabilmente l’ unico mezzo per farle, persino per tenerle a mente. Spegni la macchina e scoprirai che non sai pi๠fare niente e che non si può tornare indietro a un mondo pre tecnologico.
Giuliana, mi parli di maggiore felicità , penso che all’ incirca abbiamo età  simili. Io avevo quasi 7 anni quando in casa mia entrò per la prima volta un telefono. Oggi ho un computer e sono collegato a internet. Sono pi๠felice? Ero drasticamente pi๠infelice quando manco avevo il telefono attaccato al muro? I miei padri, i miei nonni si maceravano nell’ infelicità  dell’ incomunicabilità ? Si rodevano il fegato per la crudele repressione di possibilità  felici dovute a insufficienza tecnologica? So invece che ora del computer e del cellulare non potrei pi๠fare a meno, anche se faccio finta che non sia cosà¬, so che quando questo dannato alambicco (di cui nulla capisco non essendo esperto del ramo) si inceppa mi vengono crisi di rabbia bestiale a rischio ictus, anche se simulo la sussiegosa dignità  dell’ homo sapiens.
Ci ho perso o ci ho guadagnato in felicità ?
FOD, la tecnologia non si ferma al prodotto, è indispensabile anche per usarlo, venderlo, persuadere a comprarlo e anche per dismetterlo. E in tutto questo processo la tecnologia non si cura del bene e del male, perchà© sarebbe di impiccio, si cura solo di procedure funzionali.
Ce ne dovremmo curare noi del bene e del male, ma non ce ne curiamo, ci sono indifferenti, perchà© se il pensiero guida è tecnologico, ogi politica o etica diventa un fastidio che rallenta la funzionalità  misurata dal mercato. Il pensiero tecnologico esige che tutto ciò che si può produrre si produca perchà© è sulla potenza del produrre che misura ogni prestazione, sul far essere ciò che non è facendo funzionare la macchina senza nemmeno un millesimo di secondo di tempi morti. E ovviamente consumare affinchà© si possa sempre produrre. Tutto il resto sono solo chiacchiere per il tecnologo. La macchina deve sempre andare al massimo regime senza inceppamenti, questa è l’ unica etica tecnologica.
Il roblema cortomaltese è che la tecnologia non può essere al nostro servizio. La tecnica è al nostro servizio, non la tecnologia. La differenza di scala ha un’ importanza enorme per capire la radicale differenza tra tecnica e tecnologia, la prima propria dell’ uomo, la seconda della macchina (o dell’ uomo inteso come ingranaggio pi๠o meno importante della macchina)
Fai ben Campari a richiamare Platone e le catene i montaggio medioevali o romane, ma quei mondi non erano mondi tecnologici, è solo dalla rivoluzione industriale in poi che il mondo comincia a diventare totalmente tecnologico. Non sarebbe nemmeno concepibile per un greco o un romano antico o un artigiano medioevale un mondo come il nostro attuale, probabilmente lo considererebbero pura follia. Il progetto tecnologico sul mondo ha poi assolutamente bisogno di una scienza quantitativa precisa quanto astratta e universale nella sua pretesa oggettiva di leggere tutto come macchina e solo come macchina.

Migliore risposta:

Answer by Panter [I am the original]
Oggi sà¬, tecnologia e consumismo sono legatissimi anche se la tecnologia al suo inzio è nata come aiuto alla scienza; tecnica che si trasforma in tecnologia per essere di aiuto alla stessa tecnica e alla scienza che ha bisogno di strumenti.
Poi la tenologia è finita in mano a chi ha scoperto che da essa si può trarre profitto ma che da essa si può anche produrre di pi๠a minor costo, e di conseguenza se si produce di pi๠si deve anche vendere di pià¹.
Vedi…, è una catena dalla quale non si può uscirne ed è per questo che tecnologia è sinonimo di consumismo.

tu dici:
“L’ uomo moderno è infatti sempre pi๠appendice tecnologica, sempre pi๠incapace di vivere e presto anche di pensare staccato dalla “macchina”, sempre pi๠fragile e meno autonomo, nonostante ogni opposta apparenza.”

non sono molto d’accordo, in quanto l’uomo ha trovato il modo di semplificare la sua vita lasciando svolgere alle macchine in un tempo di gran lunga inferiore a quello che ci voleva prima. In realtà  quello che appare dipendenza dalla macchina… è la macchina stessa ad esser dipendente dall’uomo. La macchina è inerte se l’uomo non l’attiva mentre l’uomo può decidere se accenderla o meno, e se si decide di accendere significa che serve ed è d’aiuto.

In fin dei conti le macchine sono create da uomini che sono convinti che siano utili e se non lo fossero si costruirebbero macchine diverse perchà© ormai si è scoperto che portano profitto e sono necessarie. Mentre studiavo, appena ho potuto usare il PC ho subito costruito un programma personalizzato che mi facesse gestire tutte le formule matematiche che avrei dovuto usare pi๠spesso ma saltuariamente, cosଠho risolto il problema per me ostico di dover ricordare le formule a memoria e cosଠho continuato con l’unico neo che oggi non ricordo alcuna formula complessa, …ma in cambio posso tranquillamente usare una trasformata di fourier facendola gestire alla maccchina (vantaggio o svantaggio?). Come vedi a me è servita e poi chiaramente ho trovato il modo di trarne profitto progettando e costruendo tecnologia utile.
Penso che basti usare ciò che fa comodo per risolvere il problema.

@ è vero Maral, ne sono convinto anche io che non potremmo fare pi๠a meno della tecnologia ma è anche vero che non c’è ricatto quando siamo noi stessi ad alimentare il consumismo proprio per fare in modo che la macchina produttiva non si fermi perchà© se dovesse fermarsi tutti gli sforzi per renderla economica e fruibile a tutti andrebbero a farsi friggere e allora oltre allo squilibrio sociale si aggiungerebbe anche lo squilibrio dei consumi che oggi, magari con le concessioni di credito garantito (detratto prima che si possa spendere), quasi tutti possono acquistare quello che vogliono (quasi…).

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